Venezia – Murano – Le Vetrerie
L’affascinante storia del Vetro di Murano nasce nel 1291, quando si decise che le vetrerie di Venezia fossero trasferite a Murano. Questa decisione, che si rivelò ben presto importante per gli abitanti dell’isola di Murano, fu presa perché i forni dei laboratori a Venezia erano la causa principale di gravi incendi.
Concentrare tutte le vetrerie a Murano fu utile a Venezia per controllare l’attività dei mastri vetrai e per custodire quell’arte che l’aveva resa famosa in tutto il mondo. Gelosa della fama acquisita, Venezia obbligò i mastri vetrai a vivere sull’isola e impedì loro di lasciarla senza un permesso speciale.
Nonostante queste restrizioni, tuttavia, molti vetrai riuscirono a fuggire, portando con sé un bagaglio importante di esperienza e conoscenza artigianale ed esportando all’estero le loro celebri tecniche. La crisi più significativa che dovette affrontare il Vetro di Murano fu nel XV secolo, quando si cominciò la fabbricazione dei cristalli di Boemia. Venezia riuscì ad uscirne, grazie anche all’impiego del vetro di Murano per la realizzazione di lampadari, ancora oggi tra le opere più note ed apprezzate in vetro di Murano.
Nel 1602, il podestà, nel censire gli isolani, ricorse alla compilazione di un Libro d’Oro. L’iter per ottenere l’iscrizione era lungo e avveniva solamente mediante il consenso della Repubblica. Chi non risultava iscritto nel Libro non poteva lavorare in vetreria, non partecipava ai consigli e non usufruiva dei privilegi concessi ai cittadini muranesi.
Nel 1900, i maestri vetrai sono riusciti a seguire tendenze e mode artistiche moderne, concentrandosi ad una lavorazione del vetro di Murano perfezionata, pur rispettando la tradizione millenaria, che valorizza le opere in vetro di Murano in modo unico ed inimitabile.
Il vetro è formato da silice, che diventa liquido con elevate temperature.
E’ nel momento del passaggio tra lo stato liquido e quello solido che il vetro diventa morbido e malleabile, permettendo al vetraio di plasmarlo per creare opere uniche ed inimitabili.
L’esperienza acquisita nel tempo ha portato i mastri vetrai di Murano a scoprire che l’uso di diversi materiali durante la lavorazione fanno sì che il vetro modifichi il suo aspetto, creando degli effetti visivi singolari e suggestivi. E’ questo il caso del sodio, ad esempio, che viene utilizzato dall’artigiano per rendere la superficie di vetro opaco, oppure del nitrato ed arsenico, che vengono impiegati, invece, per eliminare le bolle. Colori, tecniche e materiali variano a seconda del risultato che il vetraio sta cercando di raggiungere.
La lavorazione del vetro di Murano viene spesso distinta in due classi: prima lavorazione e seconda lavorazione.
Rientrano nella prima lavorazione quei procedimenti che utilizzano la materia prima, ossia sabbia, soda ed altri composti, oppure il vetro grezzo, detto cotisso. Questi elementi vengono fusi in forni specializzati al fine di ottenere la miscela vitrea che successivamente viene lavorata.
Fanno parte, invece, della seconda lavorazione l’elaborazione a lume con l’utilizzo di bacchette di vetro, la vetrofusione e le lavorazioni “a freddo” quali la decorazione, l’incisione e la molatura.